STORIA DEL PRODOTTO:
Banjo 6 corde Melody Made in Italy anni ’70.
Catalogo dell’epoca allegato sulle foto.
STORIA DEL MARCHIO
TRA I PRODUTTORI DI CHITARRE IN CELLULOIDE BRILLANTE CHE INIZIARONO A RECANATI/CASTELFIDARDO INTORNO AL 1961, MELODY È IL MENO CONOSCIUTO. I LORO STRUMENTI SONO TUTTAVIA TRA I PIÙ INTERESSANTI. MA VENGONO SEMPRE CONFUSI CON QUELLI DI EKO. NON SENZA MOTIVO, POICHÉ MOLTI DI ESSI PORTANO UN LOGO EKO. ECCO LA STORIA.
La società Melody è stata fondata nel 1961 a Potenza Picena, una piccola città a soli sei miglia da Recanati. I soci fondatori erano: Stellio Pescetti, il signor Gerio (ex-contabile della società Marinucci), Giuliano Gurini (ex-Marinucci), Fernando Piatti (precedentemente di La Clavietta, una sussidiaria della Marinucci) e il signor Branko Kapitanovec, un cittadino jugoslavo proveniente da Eko (che ci ricorda il rapporto che il fondatore di Eko, Oliviero Pigini, aveva con il produttore sloveno Melodija Mengeš negli anni ’50). Nel complesso, un team molto esperto nella produzione di chitarre.
Le chitarre Melody della prima metà degli anni sessanta condividevano per lo più la stessa componentistica, elettronica e design generale delle prime elettriche Crucianelli, Welson e soprattutto Bartolini / Gemelli, tranne per il fatto che non avevano mai il capotasto mobile, che era la cosa giusta da fare. Nella compagnia c’erano persone molto abili. Melody introdusse già nel 1963 un sistema di regolazione del manico che era simile al “Micro Tilt Neck” brevettato da Fender sette anni dopo!
Nel 1964-65 un azionista potente si unì alla società, Oliviero Pigini e il suo gruppo Eko, che cercavano capacità produttive aggiuntive. Il signor Branko si fece da parte. Melody divenne a tutti gli effetti una sussidiaria di Eko. Gli strumenti Melody vennero rimarchiati con il logo Eko, poi la società produsse praticamente solo prodotti Eko. Dal 1969 il nome Melody venne sporadicamente riesumato come sub-brand di Eko per liquidare le scorte di strumenti invenduti.
Infine, Eko si ritirò dal capitale della società nel 1972. Nuovamente indipendente, Melody si dedicò allo sviluppo di modelli propri, principalmente acustiche a fondo piatto che mostrano una forte e molto logica influenza da Eko. Poi le elettriche si evolsero sempre più verso copie perfette di modelli Gibson e Fender, proprio come stava facendo Gherson nello stesso periodo.
Ironia della sorte, Melody riuscì a sopravvivere più a lungo della sua ex-casa madre Eko. Dopo il crollo di Eko nel 1983, il suo responsabile della produzione, Remo Serrangeli, si unì a Melody, che rimase attiva fino al 1988. Se non fosse per il lungo intervallo dal 1964 al 1972, si potrebbe dire che Melody è stata la più longeva azienda italiana di produzione di chitarre dei tempi moderni.
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